quarta-feira, 27 de fevereiro de 2008

Mostra em New York e Roma da Artista Plástica Rose Canazzaro


A artista ROSE CANAZZARO participa com as obras “Louco Amor” premiada em Lisboa e “A Espera” da série: NA TERCEIRA MARGEM, AMOR E DESEJOS da Feira Artexpo, na Waylight Gallery, em New York (EUA), de 28/02/08 a 03/03/08 ( http://www.artexpos.com/ -). Ela também exibe o trabalho “O Renascer” em mostra coletiva de arte contemporânea na Galeria Il Bracolo, em Roma (Itália), em cartaz até abril de 2008 .www.ilbracolo.it

terça-feira, 5 de fevereiro de 2008

L'istinto di evolvere

Tuesday February 5, 2008

L’istinto di evolvere rappresenta il carburante di ogni trasformazione materiale e spirituale della realtà. E’ inscritto nel filamento maschile del genoma, nella “sezione” in cui l’individuo “realizza” l’identificazione del seme con l’istinto di piacere (orgasmo), l’istinto di morte (eiaculazione) e l’istinto di autogenerazione (procreazione) e si attiva nel momento in cui il seme feconda l’ovulo femminile. Il seme individua a livello biologico ciò che avviene sul piano spirituale quando l’individuo diventa consapevole dei fenomeni subconsci innescati dagli istinti corporei, realizza la comprensione dei fenomeni inconsci provocati dalle pulsioni psichiche e impara a conoscere le motivazioni egocentriche dei desideri e delle azioni conseguenti, modellate consciamente dalla libido (sessuale, materiale, sociale e spirituale). La trasformazione del seme in amore, creatività e coscienza di sé, i tre fuochi dell’alchimia interiore, è rappresentato simbolicamente dall’immagine della crescita del Bambino interiore all’interno del cuore, il secondo utero che la Natura mette a disposizione dell’androgino, metafora di uno stadio di superamento dall’identificazione nella matrice sessuale, sociale, mentale, culturale e razziale in cui germinano le abitudini e i sistemi di credenza. Il Bambino descrive metaforicamente uno stadio di coscienza istintivamente finalizzato al Bene difficile da attuare senza operare il “sacrificio” del seme, al punto da determinare nell’intelletto occidentale una insanabile frattura fra corpo e spirito. San Paolo è il primo ad avvertire la dicotomia tra carne e spirito, che ci sia cioè “nelle mie membra un’altra legge, che muove guerra alla legge della mente” per cui l’uomo morale continua a credere che “con la mente servo la legge di Dio, con la carne la Legge del peccato”. Hanna Arendt così commenta: “Se prendiamo sul serio le parole di San Paolo è abbastanza chiaro che la volontà, il presunto strumento onnipotente che dà impulso ad ogni atto, si rivela qui nella sua impotenza, alla luce di quella particolare esperienza per cui io so e nego il consenso ai miei desideri, eppure sono in una condizione in cui devo ammettere che non ci riesco, che “non posso”. Così, la prima cosa che impariamo a proposito della volontà è questo “Io – voglio – ma – non – posso “. L’Io – voglio, tuttavia, non è affatto travolto e sopraffatto dall’esperienza dell’Io-non posso, ma continua a volere, per così dire, e più vuole, più diventa chiara la sua impotenza e insufficienza”. (H.A.: Alcune questioni di filosofia morale). La dicotomia morale, che caratterizza il senso di colpa e il concetto di peccato del cattolico da duemila anni, è registrata dalle conclusioni di San Paolo : “C’è in me la volontà del bene, ma non la capacità di attuarlo.”. Perché? La filosofia morale degli artisti rinascimentali immagina di sanare il conflitto corpo-mente in quattro Atti : purificazione degli istinti in consapevolezza sessuale (Nigredo) , trasmutazione delle pulsioni in comprensione intellettiva delle esperienze creative (Rubedo) , trasformazione della volontà individuale nella volontà del Se (Iosis) e trasfigurazione della libido in amore, creatività e coscienza di sé (Albedo). Sperimentiamo quotidianamente l’impotenza della volontà che origina dall’ego, dall’Io- voglio, e ci illudiamo allo stesso tempo di poter modificare la realtà esercitando l’Io- posso, poiché come afferma Duns Scoto, un filosofo alchimista del 1200, la forza dell’Io-posso presuppone un Io-non-devo, restrittivo e castrante, poiché “la mente che comanda se stessa, trova resistenza” (San Paolo) Per comprendere il passaggio decisivo dalla volontà individuale all'istinto del Se, gli alchimisti del Seicento descrissero nella favola del Gatto con gli stivali il compimento della trasformazione del "seme" (il figlio privo di qualsiasi bene materiale) in ricchezza, felicità e conoscenza.

Pietro Negri - http://www.equilibriarte.org/museohermetico/blog/categ/iniziazioni-all-arte